La
statua che urla (The
Screaming Mimi, 1949) è un romanzo giallo particolarmente vicino all’Italia.
Mentre Federico Fellini non riuscì a compiere in vita l’agognata trasposizione
cinematografica di Assurdo universo, Dario
Argento si ispirò a La statua che urla di
Fredric Brown quando nel 1970 realizzò la sua acclamata opera prima, L’uccello dalle piume di cristallo.
Va
bene Fellini, ma cosa c’entra Dario Argento con Fredric Brown? Niente,
assolutamente niente. Il maestro dell’orrore italiano trasse dal romanzo dello
scrittore americano solamente la meccanica del delitto, cambiando la storia
quasi per intero. Per farsi un’idea della netta differenza tra lo stile del
libro e quello del film basta leggere la trama di The Screaming Mimi.
Il romanzo inizia così: «Non si può mai dire che cosa farà un irlandese ubriaco». Sweeney è un ubriacone che nel tempo libero va nel parco a fare quattro chiacchiere con il suo vecchio e saggio amico, un barbone di nome Diomede a cui Sweeney piace dare l’abbreviazione Dio. «Procedendo in questo modo» continua l'incipit, «arriverete all’ipotesi meno probabile di tutte: che quell’irlandese prenda una decisione e la mantenga».
Passeggiando lungo
le strade di Chicago, Sweeney si imbatte in una folla riunita all’ingresso di
un edificio. Al di là della porta a vetro vede una donna distesa, ferita da un tentativo
di omicidio, ed è subito amore. L'ubriacone irlandese prende allora una decisione
solenne: costi quel che costi, trascorrerà una notte con lei. Nei giorni successivi si dedicherà alla ricerca della donna immischiandosi negli affari degli investigatori e mettendosi, di conseguenza, sulle tracce dello sfortunato assassino.
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