La nostra è un’epoca fantascientifica. Lo afferma Ray Bradbury (1920-2012), autore di libri notevoli come Cronache Marziane e Fahrenheit451, in un’intervista del 1964. Quell’intervista, insieme ad altre undici, è inclusa nel volume intitolato Siamo noi i marziani, pubblicato dalle Edizioni Bietti e curato da Gianfranco de Turris e Tania Di Bernardo, con le traduzioni di quest’ultima.
Quando, nel 1964, il giornalista della
testata «Show» chiese a Ray Bradbury se, da scrittore di fantascienza, lui fosse un
moralista, ricevette la seguente risposta:
Io credo di sì,
soprattutto perché la questione della moralità emerge ogni volta che creiamo
una macchina. [...] Ben prima che la locomotiva attraversasse le praterie e
conquistasse il West, qualsiasi scrittore che si fosse soffermato a pensarci
per un’oretta avrebbe potuto prevedere tutti i problemi umani che avrebbe
causato. Prenda un qualsiasi autore di fantascienza di oggi: nove volte su
dieci è un moralista.
Quando un altro giornalista gli domandò
se provasse del risentimento verso coloro che considerano la letteratura
fantascientifica un genere povero di poesia, Bradbury rispose:
No, anche se,
nel corso degli anni, molti ottimi scrittori sono stati trascurati proprio
perché hanno scelto di scrivere fantascienza o letteratura fantastica. [Oggi]
la battaglia è ancora aperta. È pazzesco vedere quante persone ancora mi
dicano: «Ho smesso di leggere i suoi libri perché è uno scrittore di
fantascienza e la fantascienza non è buona letteratura».
Per Bradbury la fantascienza è la
letteratura delle idee:
Ogni volta che
si formula una domanda si fa della fantascienza. S’immagina qualcosa e si cerca
una soluzione. [...] Come abbiamo fatto ad arrivare sulla Luna? Con la
fantascienza, quarant’anni fa.
Insomma, con la fantascienza si sogna ciò che viene realizzato in futuro.
Per colonizzare lo spazio e affrontare qualsiasi tipo di problema, dobbiamo
immaginare il futuro, nuove tecnologie comprese. Anche per questo, in un mondo
affamato di idee, la fantascienza è, per Bradbury, la letteratura ufficiale. Da quanto emerge
nelle dodici interviste selezionate tra il 1948 e il 2010, lo scrittore amava
inventare storie di fantascienza perché credeva fermamente che la nostra epoca sia
l’epoca più
straordinaria della storia dell’umanità, e che la fantascienza sia la forma di
letteratura più straordinaria a nostra disposizione per esprimerne le esigenze.
La fantascienza, per Bradbury è la letteratura. Guardando la
fantascienza nel suo insieme,
non c’è alcuna
parte della vita ch’essa non coinvolga. È la letteratura dei nostri tempi. Qualsiasi
altra letteratura scritta nella nostra epoca che non sia fantascienza ignora i nostri problemi.
Un bravo scrittore riesce a esprimere a
parole quello che i suoi lettori sentono ma non sanno descrivere. Molti di noi, per esempio, intuiscono che la
fantascienza si ambienta nel futuro affrontando i problemi dei nostri tempi,
eppure poche definizioni afferrano l’essenza della science fiction come queste parole di Ray Bardbury:
Parlando di
fantascienza, uso spesso la metafora di Perseo e della testa di Medusa. Invece di
guardare in faccia la verità, ci si volta e si vede il suo riflesso sulla
superficie bronzea di uno scudo. Poi si afferra la spada e si taglia la testa
di Medusa. La fantascienza finge di scrutare nel futuro, ma in realtà guarda un
riflesso di quel che è già di fronte a noi. Si ha, perciò, una visione di
rimbalzo, che ci fa divertire, invece di renderci troppo consapevoli e
intellettuali.
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